Italian Brainrot: siamo filosofi o idioti?

Filosofi esistenzialisti o idioti?
Questo è il problema che non dobbiamo porci per analizzare il fenomeno degli Italian Brainrot. 

I meme, in Italia come altrove, spuntano come funghi in un terreno umido di connessioni casuali e di nonsense collettivo.
Un giorno non esistono, quello dopo sono ovunque.

Cercare un senso nei meme, soprattutto nei fenomeni estremi come l’Italian Brainrot, video creati con l’IA e accompagnati da cantilene blasfeme, è spesso un’impresa destinata al fallimento: il loro stesso valore sta nella loro assurdità, nell’assenza del senso compiuto.

Cosa sono gli Italian Brainrot?

Sono un coccodrillo mixato a un cacciabombardiere, uno squalo con le nike ed altre animazioni AI fuori scala con nomi assurdi, storie che si intrecciano e filastrocche moleste veramente fastidiose.

Eppure hanno avuto successo in Italia, dove sono nati, e all’estero.

Forse, nel ridere del nulla, stiamo testimoniando una delle più profonde verità della nostra epoca: non siamo davanti ad una moda, ma un sintomo.

La forza dei brainrot è nel non avere alcun fine, nel replicare il movimento stesso del pensiero che si disperde e si annienta, mentre l’essere umano, in una forma moderna di esistenzialismo inconsapevole, si abbandona al flusso dello scrolling.

Proprio in questo disfacimento ridicolo del linguaggio, Heidegger, che di certo non si aspettava di finire in una riflessione sui meme, potrebbe intravedere il segno del declino dell’Essere.

Marciume Celebrare: la parola del 2024 secondo Oxford University

Ad oggi gli Italian Brainrot fanno il passo successivo nel mondo dei meme: via la metafora, via il contenuto, via l’intenzione.
Tolgono anche l’ultima foglia di fico, lasciandoci a fissare l’oscenità della nostra fame di nonsense.

Brainrot: l’università di Oxford l’ha scelta come parola dell’anno per il 2024 e significa letteralmente “marciume cerebrale“, eppure c’è qualcosa di vivo in questo marciume.

Una vitalità frenetica e grottesca che ci mostra non solo quanto è deteriorata la comunicazione, ma anche quanto siamo disposti a riderci sopra.

Mentre gli altri paesi possono apprezzare il suono melodico e la spontaneità di queste creazioni perché non conoscono l’italiano, c’è da chiedersi che cosa resti di questo fenomeno se non una rappresentazione di una cultura svuotata e tante bestemmie.

 

Il Sentiment degli Italian Brainrot: tra disprezzo e adorazione

Il fenomeno degli Italian Brainrot ha suscitato reazioni contrastanti: da un lato chi guarda questi meme con aria di disgusto e citazioni di Pasolini, dall’altro chi li eleva a nuova avanguardia pop, vedendo nei loro creatori dei Dante con licenza AI.

Il pubblico è spaccato, ma c’è da dire che chi ama i Brainrot sembra avere la meglio, almeno in termini di volume. Forse perché ci vedono qualcosa di liberatorio: un ritorno alla spontaneità, all’anarchia espressiva.

Heidegger (lo scomodiamo di nuovo) nella sua riflessione sull’essere-nel-mondo e sulla decadenza del linguaggio, ci offre uno strumento potente per interpretare questa polarizzazione di sentimenti.

Quello che osserviamo oggi, con i Brainrot, potrebbe essere interpretato come un esempio lampante di “oblio dell’essere”: un linguaggio che non comunica più nulla di profondo o di autentico, ma si limita a esistere senza un fine preciso.

Insomma il filosofo tedesco ci fa capire che anche il linguaggio più blasfemo e senza senso è ancora linguaggio ed un meme del genere può dirci qualcosa sul mondo che lo ha prodotto.

Questo ci porta a chi celebra gli Italian Brainrot come una nuova forma di creatività: un esempio di una liberazione dal significato convenzionale, dove l’arte e la cultura non sono più vincolate dalle tradizionali categorie di giudizio estetico.

 

Pubblico - Italian Brainrot

 

Il nulla che comunica: c’è speranza!

Forse alla domanda posta all’inizio “Siamo filosofi esistenzialisti o puri idiota?” possiamo risponde “nì”.

Se da un lato ci si abbandona al flusso dei meme come forma di resistenza culturale, dall’altro ci si ritira nel disprezzo per qualcosa che sembra indicare il crollo di tutto ciò che è sacro: la lingua, la comunicazione, l’arte.

In questo caos però Heidegger avrebbe visto la possibilità di una rivelazione poiché ci dà la possibilità di conoscere il mondo alle spalle, di far emergere ciò che altrimenti rimarrebbe nascosto.

Forse il senso più profondo di Ballerina Cappuccina non è trasmettere, ma dischiudere per fare spazio all’essere affinché possa apparire.

Il punto non è che gli Italian Brainrot abbiano un messaggio. Il punto è che, nel loro caos totale, ci obbligano a guardarli, a reagire, a prendere posizione e questo, per chi lavora nel marketing, è oro puro.

La lezione più utile che ci lasciano è questa:

 

 

Ogni fenomeno, anche quello più assurdo, può insegnarci qualcosa sul pubblico.

Non esistono contenuti “inutili” per chi vuole capire come funziona l’attenzione, l’interazione, l’identità culturale online. Anche l’apparente vuoto comunica. Anche un meme senza senso racconta qualcosa di chi lo guarda, lo condivide, lo ama o lo odia.

Nel marketing, non si butta via niente. I Brainrot ci ricordano che, a volte, il pubblico risponde di più a un glitch che a una campagna con tre livelli di strategia.

Chi sa osservare, saprà sempre trovare il senso. Anche nel nonsense. Tung tung tung sahur.

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