Come creare contenuti empatici per il tuo pubblico

L’empatia è la capacità di leggere il contesto emotivo delle persone, sintonizzarsi sulle loro priorità e rispondere con parole, immagini e scelte editoriali che “suonano giuste”. Deriva dal greco en-pathos, “dentro il sentire”: non significa commuovere a tutti i costi, ma entrare nel frame mentale dell’utente per risolvere un problema. Ricordiamoci il punto: senza persone, ogni strategia è un esercizio di stile, ma con persone, e con empatia, diventa crescita.
Indice
Empatia: perché è (anche) un fatto di numeri
Sembra un paradosso, ma è così: per scrivere contenuti che parlino al cuore, bisogna prima capire la testa. O meglio, i comportamenti. Ogni azione digitale che un utente compie un commento, una ricerca interna, un tap su “leggi tutto”, un like messo a un post e non a un altro è un micro-dato che racconta cosa ha cercato, dove si è fermato, cosa lo ha fatto sorridere o arrabbiare.
Questi micro-dati non sono “big data” lontani: sono tracce minute e continue. Sono preziosi perché ti dicono il perché dietro al cosa. Se su un blog di consulenza finanziaria la guida “come iniziare a investire” riceve tanti salvataggi ma pochi commenti, mentre un reel “3 errori da evitare nel primo mese” genera discussioni, hai già un indizio: la paura di sbagliare è più attivante della promessa di guadagno. E il tuo contenuto empatico partirà da lì.
Osservare il comportamento: la porta d’ingresso dell’empatia
Immagina di incontrare una persona nuova: non sai nulla, ma in pochi minuti “leggi” tono di voce, postura, esitazioni. Nel digitale accade lo stesso.
- Dwell time alto su un paragrafo? Quel tema tocca un nervo scoperto.
- Scroll che si interrompe prima delle FAQ? Forse le risposte che servono andavano sopra la piega.
- Ricerche interne ripetute (“prezzi”, “resoconto”, “resi”): l’ansia economica o la paura di rimanere fregati è dominante.
Questa osservazione non sostituisce interviste o sondaggi, ma le rende più intelligenti. Parti dal comportamento, poi chiedi: “Quando hai visto X, cos’hai pensato? Cosa ti ha bloccato?”. È qui che l’empatia smette di essere un’intuizione e diventa pratica editoriale.
Empathy Map: la scorciatoia per mettersi nei panni dell’utente
L’Empathy Map è uno strumento semplice e potentissimo per visualizzare la realtà emotiva del tuo pubblico. Puoi usarla in due varianti:
La versione “classica” in 4 quadranti
- Dice: cosa dichiara l’utente (recensioni, survey, commenti).
- Pensa: cosa possiamo inferire (paure non dette, desideri, speranze).
- Fa: come si comporta (clicca, scorre, torna indietro, cerca aiuto).
- Sente: quali emozioni emergono (frustrazione, curiosità, sollievo).
Dall’insight al contenuto: tradurre emozioni in scelte editoriali
Una volta capito cosa muove il tuo pubblico, trasformi la conoscenza in progetto editoriale. Ecco come:
1) Tono di voce modulato (non “carino”, ma coerente)
- Target stressato → tono diretto, paragrafi brevi, promesse sobrie.
- Target curioso → tono esplorativo, esempi numerosi, “come funziona” in chiaro.
- Target scettico → tono assertivo, proof, FAQ in alto, comparazioni.
2) Struttura che toglie attrito
- Gancio che riconosce la frustrazione (“Ti stai perdendo tra preventivi?”).
- Rassicurazione subito dopo (“Ti mostro i 3 passaggi, senza gergo”).
- Prova (dati, case, citazioni).
- CTA di valore (toolkit, checklist, demo) prima della vendita.
3) Messaggi per stadio di consapevolezza
- Problema: nomina il dolore (“Contratti oscuri”).
- Soluzione: minimizza rischio (“Simulatore costi reali, gratis”).
- Decisione: prova sociale (“1.842 utenti l’hanno usato questa settimana”).
Regola d’oro: l’empatia non dice “compra”. Dice “capisco perché non stai comprando” e ti aiuta a superare l’ostacolo.
La nostra squadra sta già affilando le tastiere,
facciamo vedere al web chi sei!
Storytelling e marketing emozionale, senza inciampare nei cliché
Lo storytelling non è “C’era una volta il nostro brand”. È sceneggiatura di problemi risolti. Tre archetipi che funzionano:
- Dal caos al controllo: prima confusione, poi metodo (ottimo per B2B).
- Dalla paura alla chiarezza: prima ansia, poi check-list (fintech, salute).
- Dallo sforzo al risultato: prima fatica, poi scorciatoie oneste (fitness, studio).
Inserisci prove reali (quote clienti, screenshot, foto di processo), evita aggettivi vuoti (“innovativo”, “leader”) e usa lo stesso lessico del pubblico (si trova nei commenti, non nei whitepaper).
E se vuoi contenuti che le persone sentono prima ancora di condividerli?
Scrivici.
Empatia non è magia: è un metodo e noi lo applichiamo tutti i giorni.